Il senso dell’arte

Poco prima di Natale abbiamo visitato il Museo di Arte Contemporanea Basca a Vitoria-Gasteiz.

Anita indicando un’opera (un tavolino in legno) chiede: “ma un tavolino è arte?”


Poi aggiunge: “Beh se lo è una ruota di bicicletta, può esserlo anche un tavolino!” riferendosi all’opera di Duchamp vista qualche settimana prima al Centre Pompidou a Parigi.

Oltre a porre una domanda legittima che apre la questione sulla leggibilità comunicativa dell’arte, mi fa pensare a come il linguaggio artistico possa essere esperito e appreso andando per mostre e musei, guardando e accogliendo il punto di vista altrui, interrogandosi sul messaggio che l’artista vuole comunicare e sensibilizzando il proprio intuito a mettersi in ascolto delle emozioni che un’opera suscita.
È un invito ad osservare, ascoltare e percepire colori e forme a livello sensoriale.

Proprio al Beauburg avevamo potuto vedere il passaggio tra arte figurativa e gli albori delle avanguardie del Novecento in cui le immagini incominciavano a perdere le loro fattezze riconoscibili. Picasso gioca con i diversi punti di vista sulla natura.
Un processo di smaterializzazione, come nei giochi di forme e colori di Kandinsky, fino a diventare completamente astratta e concettuale, a tratti provocatoria, per scuotere le coscienze come nella corrente dadaista dove si incomincia a perdere il limite tra ciò che è arte e ciò che non lo è!
Il percorso ci ha condotto a vedere come, dopo questo processo di scomparsa della figura, si torna ad un’immagine profondamente trasformata, tanto da diventare surreale e metafisica…
Un percorso di poco più di cento anni con una varietà espressiva ampissima, complessa e profondamente intrecciata con gli avvenimenti storici salienti del XX secolo.
Giacomo e Anita si sono fatti trasportare in questa narrazione umana ed espressiva, accogliendola come una storia fantasiosa, a tratti bizzarra che alimenta e trova riscontro anche nei loro disegni di questi giorni.
Disegni in cui Anita mette fantasia, colore, forme e come dice lei stessa “amore”.

E domani si va al Guggenheim di Bilbao!

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