Inari. Lapponia. Poco più 300 chilometri a nord di Rovaniemi e poco meno di 400 chilometri a sud di Capo nord.
Siamo in Finlandia da poco meno di una settimana e questa terra ci ha già conquistati.
Dopo la traversata di circa 3 ore sul traghetto che ci ha portati da Tallin a Helsinki ci siamo diretti subito a Vantaa. Qui abbiamo incontrato Carl, un simpatico teatroterapeuta che avevamo contattato qualche giorno prima, che si è reso disponibile ad ospitarci. Abbiamo trascorso una piacevole serata in compagnia sua e di Cedric, un volontario tedesco che sta girando il nord Europa in sella alla sua moto. Oltre ad aprirci le porte di casa sua Carl si è reso disponibile a custodire le nostre biciclette finchè non torneremo a sud dopo aver visitato la Lapponia.
Già, perche dopo poche centinaia di chilometri dalla nostra partenza il portabici di Joy putroppo ha cominciato a dare segni di cedimento: uno dei due sostegni a cui è agganciato si è parziamente staccato col rischio di cedere. Non appena è stato possibile, mentre eravamo in sosta nel terreno di Martin e Katarina a Dolni Vestonice, Repubblica Ceca, l’ho smontato e riparato alla meglio mettendo nuove viti più grandi e incollando il supporto alla carrozzeria. Per non correre il rischio di perderle per strada abbiamo comunque deciso di spedire a casa almeno una bicicletta, quella di Ersilia, e tenere la mia, dotata di seggiolino per Anita, e quella di Giacomo. E qui è iniziata un’odissea… Grazie all’aiuto di Martin abbiamo contattato il servizio clienti di Gls, chiesto un preventivo, e abbiamo procurato cartoni, scotch e tutto quanto potesse servirci per impacchetare la bici. Siamo arrivati davanti alla sede di Gls di Brno durante la pausa pranzo e, in attesa che riaprisse, abbiamo iniziato a smontare la bici. Poco dopo è comparso un dipendente che vedendoci al lavoro ci ha chiesto se fossimo intenzionati a spedire la bici. Alla nostra risposta affermativa ci ha informato, in un inglese stentato, che non sarebbe stato possibile! A nulla è servito l’intervento telefonico del nostro amico a fare da interprete e successivamente a cercare altre compagnie disponibili. A quanto pare da poco più di un anno a questa parte nessun corriere offre più il servizio di spedizione delle biciclette. Non abbiamo ancora capito perchè e, al momento, abbiamo rinunciato a capirlo. Abbiamo acquistato delle cinghie con cui assicurare il portabici alle barre fissate al tetto di Joy e incrociando le dita di mani e piedi ci siamo rimessi in viaggio.
Ad oggi, dopo diversi giorni e molti chilometri, il portabici sembra tenere ma visto che Carl si è reso disponibile gliele abbiamo dunque lasciate per qualche giorno. E a quel punto, più leggeri e senza timori, ci siamo lanciati (alla velocità folle di 80 km/h!) verso Rovaniemi.
Dopo la tappa obbligata al villaggio di Babbo Natale, dopo la carrambata e il pranzo con Alessandro (un mio compagno delle magistrali che si trovava qui in vacanza con la famiglia), dopo la sosta a Sodankyla con visita al meraviglioso museo del patrimonio culturale locale, dopo gli incontri con le numerose renne che popolano questi boschi, siamo arrivati qui…
Inari. Lapponia. Poco più 300 chilometri a nord di Rovaniemi e poco meno di 400 chilometri a sud di Capo nord.
Siamo entrati nell’ufficio turistico mentre fuori nuvole grigie, pioggia battente e arcobaleno si contendevano un posto nel cielo turchino. Una gentilissima impiegata ci ha fornito informazioni sui sentieri della zona e ha risposto pazientemente a tutte le mie domande anche quando ho cercato aiuto per risolvere i problemi di connessione della mia sim finlandese appena acquistata.
Ci siamo dunque diretti verso la zona indicataci galvanizzati dal fatto che anche Park4night segnalava nei paraggi la presenza di una area di sosta in natura.
Che scelta azzeccata! Siamo qui da due giorni e a poco più di 500 metri da dove abbiamo parcheggiato scorre impetuoso lo Juutuanjoki. Le due sponde del fiume sono collegate da un ponte sospeso che, seppur solido, traballa ad ogni passo. Anita si è divertita un sacco a percorrerlo più e più volte e a sdraiarsi osservando le rapide del fiume.
Nella sponda opposta a quella da cui siamo arrivati c’è una laavu, termine che in finlandese indica una tettoia, una capanna aperta, con al centro un braciere per il fuoco. Accanto alla laavu c’è un altro edificio più grande, anch’esso ovviamente in legno di abete, che ospita due locali: una compost toilet (più grande del bagno di casa nostra) e un deposito stracolmo di sacchi di legna da ardere pronti all’uso.
A questo punto chi ci conosce può immaginare cosa sia successo… Da due giorni ci siamo praticamente trasferiti qui. Per noi si avvicina molto all’idea di paradiso terrestre: chilometri di sentieri, un sottobosco generoso di mirtilli e funghi, un torrente in cui Giacomo si sta cimentando nella pesca, un’intera foresta da eplorare, il braciere per accendere il fuoco con cui scaldarci e cucinare… Cosa desiderare di più?
Nelle ore trascorse intorno al fuoco abbiamo avuto modo di leggere, scrivere, chiaccherare, giocare e fare la conoscenza con diverse persone con cui abbiamo intavolato interessanti conversazioni.
La prima sera abbiamo conosciuto Mario e Lea, una giovane coppia di viaggiatori tedeschi in giro da due mesi. Ci stanno prendendo gusto e chissà che non decidano di prolungare il loro viaggio.
Oggi è stata la volta di Mario (ancora!) e Bregje, due signori olandesi innamorati, oltre che uno dell’altra, della Finlandia. Ci hanno consigliato di visitare la Finlandia sud-orientale in cui da qualche anno prendono in affito una casa. Ci hanno anche detto che se passeremo dall’Olanda ci ospiteranno a casa loro.
E, infine, è stato il turno di Leila, finlandese, proveniente dal sud che si trova qui temporaneamente per lavorare come interprete in un incontro tra rappresentanti norvegesi e finlandesi che dovranno discutere del diritto di pesca in un fiume che percorre il confine tra i due stati. Anche lei ci ha detto che se decidessimo di passare dalle sue parti sarebbe lieta di accoglierci nel suo cottage in riva al lago.
Che dire, begli incontri in un luogo incantevole. Roba da rimanere qui per sempre. O almeno un’altra settimana. Ed invece domani si riparte mettendo il muso di Joy di nuovo verso nord…