Il mondo è la mia casa

Incontrare persone che abitano in luoghi isolati, immersi in una natura intensa e predominante, fa riflettere su possibilità altre di vivere, stare e relazionarsi con il mondo e gli altri… aprendo prospettive affascinanti.

Nel nostro peregrinare, aperti a incontri che nascono da altri incontri, abbiamo conosciuto e trascorso del tempo con una famiglia italiana trasferitasi in Scandinavia tre anni fa, prima in Svezia e poi in Finlandia.

L’incontro con Cristina, Cristian e i loro quattro figli è stato un po’ “un tornare a casa”: è stato un ritrovare un sostrato culturale sociale vicino e familiare. Anche per Giacomo e Anita è stata l’occasione per incontrare bambini e bambine con cui parlare (e giocare!) in italiano. È stato interessante sentire raccontare la Finlandia attraverso i loro occhi e la loro esperienza, confrontandola con la nostra percezione. Ci hanno aiutato a decodificare alcuni aspetti della cultura Finlandese e hanno condiviso la loro esperienza e ricerca di vita.

Abbiamo visitato in più momenti l’ecovillaggio Katajamäki (collina dei ginepri) parlando con le persone che ci abitano stanzialmente o per lunghi periodi.

Valtteri è uno di questi.

Ci ha mostrato alcuni spazi, tra cui la stanza dove dorme.

Istintivamente gli ho chiesto: “Questa è la tua stanza?”

Risponde: “Non è mia! È dove vivo.”

Poi esce e guardando verso il cielo, allargando le braccia mi dice: “Questa è la mia casa!”

Questa frase mi è risuonata subito percependo molto umile, vero e profondo il suo sentire.

Mi ha commosso e mi ha fatto molto ragionare sul mio presupposto culturale e linguistico!

Mi è subito tornato alla mente quello che ci raccontava qualche giorno prima Cristina: la lingua finlandese oltre a non avere i generi femminile e maschile, stabilisce una relazione molto diversa tra soggetto e oggetto. Non è il soggetto a possedere l’oggetto ma è l’oggetto che in un certo senso viene al soggetto, implicando un’ idea di transizione circolare per cui come arriva, può andare…

Mi fa molto riflettere su quanto la lingua con cui pensiamo (ancor prima di esprimerci) rifletta una visione della relazione che instauriamo come soggetti con altri soggetti e con le cose del mondo. L’idea del possesso ci pone in una relazione di dominio e predominanza, rispetto a tutto ciò che riceviamo come dono.

La terra che ci accoglie, sostiene e nutre è un dono!

Il cielo che ci circonda, orienta e avvolge è un dono!

Spesso penso di dover possedere qualcosa e invece è così bello porre l’attenzione su quanto si può usufruire e godere delle cose perché in qualche modo “arrivano a noi”.

In Finlandese abbiamo osservato e spesso goduto di strutture, risorse, servizi messi a disposizione in modo generoso, gratuito e con una fiducia implicita. Capita spesso di trovare, lungo i sentieri nei boschi, strutture di legno (lavuu) dove potersi riparare ed eventualmente dormire, con la postazione fuoco e griglia (non raramente munita di legna già spaccata o utensili per farla nel bosco vicino) e immancabile compost-toilette (con tanto di carta igienica). In alcune aree soste per viaggiatori si trova il servizio lavatrice-asciugatrice gratuito.

Ci siamo piacevolmente stupiti di questa disponibilità che, a mio parere, implicano un alto grado di fiducia nel fatto che le persone possano usufruirne in modo responsabile, autogovernandosi in base al bisogno. Mi sembra implicitamente un grande esercizio di consapevolezza e libertà, che stimola in chi riceve senso di gratitudine, responsabilità e desiderio di cura del mondo che ci ospita!

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